Nella prima riflessione pubblicata nel Piccolo del 30 aprile scorso, c'era
un'affermazione che vale la pena riprendere. Si diceva: «E' ormai evidente e urgente la
necessità di impostare la programmazione non per “attività” ma per
“obiettivi”».
Programmare per attività significa mettersi attorno a un
tavolo e chiedersi: “cosa possiamo fare?”. Coloro che hanno molta
fantasia, sono i più facilitati a rispondere alla domanda. Si predispone un
elenco di attività che possano piacere ai ragazzi e rientrino nelle esperienze
consolidate degli educatori, poi ci si impegna a realizzarle. Alla fine si può
dire: «Abbiamo fatto molte cose!»