Da Il PICCOLO Faenza - il settimanale di informazione e cultura della Diocesi di Faenza-Modigliana - n. 21 del 5 giugno 2015
La peculiarità del catechista dipende dal fatto di aver ricevuto un
“mandato” (Cf.
Incontriamo Gesù, 78)
da parte della comunità per compiere la missione di iniziare alla vita di fede
le nuove generazioni.
I catechisti sono una grande risorsa per le comunità parrocchiali.
Tuttavia in certe situazioni sono pochi, a volte molto giovani, spesso poco
preparati. Una scarsa preparazione è anche una delle ragioni per cui tanti
giovani rinunciano dopo anni di servizio.
“Il catechista è un uomo o donna credente, adulto nella fede. Il
catechista ha fatto la scelta fondamentale per Cristo, è capace di comunicarla,
è inserito/a in una comunità e sa correlare fede e vita. Il suo servizio alla e
nella comunità nasce nella Chiesa locale in piena collaborazione con il proprio
Parroco, e trova un ufficiale riconoscimento con il Mandato del Vescovo. Il suo
ministero si integra con la pluralità di figure che caratterizzano la Chiesa
locale. La figura del catechista opera in sinergia e in comunione con gli altri
operatori pastorali in una comunità ecclesiale a servizio dell’Annuncio. La
ministerialità del catechista è determinata da una vocazione che richiede «una
solida spiritualità ecclesiale, una seria preparazione dottrinale e metodologica,
una costante comunione con il magistero, una profonda carità verso Dio e verso
il prossimo» (RdC 189)” (IG, Glossario).
Due obiettivi fondamentali: discepoli e comunicatori
«Gli obiettivi della formazione dei
catechisti sono fondamentalmente due: maturare identità cristiane adulte – veri discepoli del Signore, testimoni
del suo amore – e formare persone con una competenza
specifica nella comunicazione della fede. Questi due compiti, che orientano
la definizione delle competenze all’interno degli itinerari formativi,
costituiscono gli orizzonti che assicurano una formazione integrale del
catechista e una specifica del suo ministero. Vanno preparati catechisti capaci
di educare alla fede sia nella forma della proposta – cui oggi si è particolarmente
sensibili – sia nella forma dell’accompagnamento all’interno delle comunità
cristiane». (IG,
81)
Testimoni del Vangelo e di vera
umanità
«La formazione del catechista
richiede, da una parte, che sappia accedere correttamente ai contenuti
fondamentali della Scrittura e della Tradizione - con un chiaro riferimento ai
Catechismi, primo fra tutti quello della Chiesa Cattolica - e, d’altra parte,
che sia in grado di prestare attenzione a ogni persona nella sua situazione di
vita, per poter accompagnare i soggetti nei loro percorsi di accoglienza e di
maturazione della fede.
Non andrà perciò mai
trascurata la proposta di un frequente accesso dei catechisti a una lettura
competente e orante delle Scritture, alla celebrazione eucaristica e del
sacramento della Riconciliazione. È anche opportuno che ai catechisti –
conformemente alle loro possibilità famigliari e professionali e con minimo
aggravio economico – siano proposti a livello parrocchiale o diocesano momenti
di riflessione, di esercizi spirituali e di corsi formativi». IG, 83)
Le “Tre Sere” che sono in programma all'inizio dell'anno catechistico
provano a dare un aiuto alla formazione di catechisti, educatori, genitori.
Sono ben poca cosa se a queste non segue un'attività di formazione permanente
che ogni comunità parrocchiale può e “deve” mettere in programma.
Si può anche pensare che non tutte le comunità siano in grado di
assicurare queste iniziative. L'UCD è disponibile a provvedere a una eventuale “scuola
per catechisti” se questo corrisponde a un interesse vero delle
comunità parrocchiali che si impegnano a garantire sostegno e partecipazione.
Anche per questa iniziativa, però, è necessario il progetto
diocesano su cui stiamo lavorando,
per poter contare su mete e obiettivi comuni.
S. Giovanni Bosco così conclude una sua lettera agli educatori: «Ricordatevi che l’educazione è cosa del cuore, e che
Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non
ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.
Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento
del dovere, del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le
porte di tanti cuori e unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di
colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto,
ma particolarmente nell’educazione della gioventù».
per l'Ufficio Catechistico - don Antonio