“Chi ben comincia è a meta dell'opera”, recita il proverbio.
L'opera da portare a termine è l'iniziazione alla vita cristiana delle nuove
generazioni. Un'opera di grande responsabilità che richiede “operatori” più che
preparati. Tutti gli ultimi documenti delle Autorità ecclesiastiche
raccomandano come impegno imprescindibile la formazione degli educatori.
È senz'altro la prima opera da mettere in programma.
È senz'altro la prima opera da mettere in programma.
Quali educatori sono interessati?
In genere si pensa ai “catechisti”. In realtà tanti vuoti
nell'educazione alla vita di fede dei ragazzi non dipendono solo dai
catechisti.
«Come affermato, l’evangelizzazione è compito di tutti i
battezzati, ma all’interno delle nostre comunità ecclesiali sempre più si
manifesta la necessità di formare uomini e donne capaci di portare il Vangelo
negli ambiti di vita ordinaria – per esempio nello sport, nel sostegno all’attività
scolastica, nel teatro, nella musica, nei social network – che intercettano l’interesse di molti
ragazzi e ragazze. Tale urgenza diviene ancora più evidente se tali attività si
svolgono in strutture parrocchiali». (IG 66)
Chi è l'evangelizzatore?
«L’evangelizzatore
è un cristiano adulto, cittadino responsabile, capace di narrare e motivare la
propria vicenda di fede e di raccontare la sua esperienza di Cristo, radicata
nell’appartenenza ecclesiale. Egli è un annunciatore della Parola che dona la
gioia, mediatore di un’esperienza ecclesiale ampia e positiva, accompagnatore
leale e affidabile nei passaggi fondamentali della vita di quanti gli sono
affidati. Non deve conoscere tutto, ma sa che il Vangelo è capace di illuminare
ogni dimensione umana.
In particolare,
gli si chiede di sapere operare la sintesi tra la sua esperienza di fede e
l’ambito di vita in cui è chiamato ad operare: questa interpella il dono di sé
e la maturità psico-affettiva, il rapporto con i beni in una logica
responsabile e solidale e quello con le dimensioni del potere, del successo e
dell’affermazione personale». (IG 66)
• Comunità
cristiana
Il documento “Incontriamo Gesù” citando il “Rinnovamento
della Catechesi” così si esprime: “«Prima sono i catechisti e poi i
catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali. Infatti […] non è
pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera comunità». Vogliamo ribadire
con forza questa convinzione, con cui si concludeva il DB: l’opera
dell’annuncio e della catechesi è espressione – prima ancora che di persone
preparate per questo servizio – dell’intera comunità
cristiana.
«[...] La comunità cristiana è l’origine, il luogo e la meta
della catechesi. È sempre dalla comunità cristiana che nasce l’annunzio del
Vangelo, che invita gli uomini e le donne a convertirsi e a seguire Cristo. Ed
è la stessa comunità che accoglie coloro che desiderano conoscere il Signore e
impegnarsi in una vita nuova»”. (IG 28)
• Il ruolo
insostituibile dei genitori
“Si è ampiamente sottolineato – anche in questi Orientamenti – il compito insostituibile della famiglia
nella crescita integrale della persona e del credente. I genitori, infatti, «ricevono nel
sacramento del matrimonio la grazia e la responsabilità dell’educazione
cristiana dei loro figli».
D’altra parte, non si può non tener conto della
situazione di sofferenza di molte situazioni matrimoniali, nonché della
fragilità umana e culturale di non poche famiglie che, pur mantenendo un
qualche legame con la Chiesa, non riescono più ad adempiere al compito di
trasmissione della fede. I percorsi di iniziazione per bambini e ragazzi
possono diventare per molti genitori l’occasione di un nuovo incontro con la
bellezza del Vangelo e con la comunità cristiana. Questa opportunità richiede
di intessere
relazioni continuative e operose tra i genitori e le altre componenti della
comunità ecclesiale... La realtà familiare e l’amore dei genitori
verso i figli sono l’ambito naturale e primordiale nel quale la proposta di
fede è chiamata a manifestare il suo carattere di promessa, di speranza e
fiducia nell’affrontare la vita”. (IG 69)
• Padrini e
madrine, accompagnatori della fede
“Se i genitori vanno riconosciuti come primi
educatori della fede dei loro figli, i padrini e madrine hanno la responsabilità di
collaborare con loro per accompagnare i bambini e i giovani loro affidati.
Grande cura andrà, quindi, riservata a quanti, all’interno dell’ambiente
familiare o comunitario, possono essere scelti per rivestire tale ruolo: lungi
dallo svilirli a livello pratico, si tratta di prepararne la scelta, la
qualificazione e la valorizzazione. A questo scopo, a seconda delle risorse della
comunità, possono essere pensati percorsi essenziali di preparazione insieme
ai genitori, affinché i candidati a essere padrini riflettano sull’assunzione
di responsabilità connessa con questo ruolo e sulla loro testimonianza di fede.
Anche a questo proposito, si è ben consapevoli delle difficoltà
emergenti dalla concreta situazione pastorale, a volte inesorabilmente tentata
di vedere nella richiesta della presenza dei padrini una sorta di adempimento
formale o di consuetudine sociale in cui rimane ben poco visibile la dimensione
di fede”. (IG 70)
La prossima volta parleremo
dei catechisti. Ma era importante sottolineare il fatto che il servizio dei
catechisti sarà efficace a condizione che non siano lasciati soli in una
missione così importante e che i catechisti non pensino di poter fare da soli.
per l'Ufficio Catechistico
don Antonio Taroni
donantonio.taroni@alice.it
(5-continua)