IL CAVALLUCCIO MARINO ovvero la necessità di programmare le mete pastorali


Da Il PICCOLO Faenza - il settimanale di informazione e cultura della Diocesi di Faenza-Modigliana - n. 16 del 30 aprile 2015


“Una volta un Cavalluccio Marino, mise da parte sette monete d’argento, e si avviò al galoppo per cercare fortuna.
Non aveva fatto molta strada, quando incontrò un’Anguilla che gli disse:
«Psst. Ehi, amico! Dove vai?»
«Vado a cercare fortuna», rispose orgogliosamente il Cavalluccio Marino.
«Sei fortunato», disse l’Anguilla. «Per quattro monete d’argento puoi avere questa veloce pinna, ed allora sarai in grado di arrivare molto più rapidamente dove desideri».

«Perbacco, è meraviglioso», disse il Cavalluccio Marino e, pagata la somma stabilita, si mise la pinna e scivolò via due volte più veloce. Di lì a poco si imbatté in una Spugna che gli disse:
«Psst. Ehi, amico! Dove vai?»
«A cercare fortuna», rispose il Cavalluccio Marino.
«Sei fortunato», disse la Spugna. «Per una piccola somma ti darò questa barca a reazione così potrai viaggiare molto più velocemente».
Così il Cavalluccio Marino comprò la barca con il denaro che gli restava e se ne andò rombando per il mare, cinque volte più veloce. Di lì a poco si imbatté in un Pescecane che gli disse:
«Psst. Ehi, amico! Dove vai?»
«A cercare fortuna», rispose il Cavalluccio Marino.
«Sei fortunato. Se prenderai questa scorciatoia», disse il Pescecane indicando le sue fauci spalancate, «risparmierai un sacco di tempo».
«Perbacco, grazie» disse il Cavalluccio Marino che entrò a tutto motore nelle fauci del Pescecane che lo divorò.
La morale di questa favola ci insegna che quando non si è sicuri della meta, si finisce con il trovarsi proprio dove non si vorrebbe.
Prima di parlare di istruzione, prima di scegliere i metodi didattici o l’argomento o il materiale, è importante stabilire chiaramente dove si vuole arrivare”.

Ora, la mia riflessione riguarda l'attività catechistica che con tanto impegno e fatica continuiamo a svolgere nelle nostre realtà parrocchiali, nonostante i “risultati”.
Facciamo tante attività, interessanti, coinvolgenti; spesso molto impegnative per coloro che le organizzano, anche in termini di tempo. Ma l'impressione è che, troppo spesso, non abbiamo chiari la meta da raggiungere e gli obiettivi che ne favoriscano l'attuazione.
Ci mettiamo attorno a un tavolo, quando va bene, per pensare a cosa fare. E il “cosa fare” è un elenco di attività che ci sforziamo di rendere il più possibile “effervescenti” per interessare i ragazzi. La programmazione diventa allora una serie infinita di cose da fare, una dopo l'altra, per riempire il tempo che abbiamo a disposizione.
I catechisti, pieni di buona volontà, di entusiasmo e di voglia di fare, spesso non riescono a porsi delle mete che, peraltro, non sempre conoscono. Devono essere aiutati e sostenuti nel primario compito di individuazione degli obiettivi che si vogliono raggiungere.
Ecco allora il ruolo dei responsabili della pastorale.
Il nuovo documento per la catechesi in Italia, Incontriamo Gesù, sollecita le diocesi a definire un cammino per l'iniziazione alla vita di Fede che dal Battesimo porti alla professione solenne della Fede prevista - anche dalla Pastorale Giovanile - al raggiungimento della maturità anagrafica.
L'Ufficio catechistico deve elaborare un programma, in stretta connessione con le indicazioni del vescovo, che proponga obiettivi, orientamenti chiari e azioni concrete” (IG  88)
L'Ufficio Catechistico Diocesano ha predisposto, al riguardo, una traccia di un possibile cammino che è stata distribuita ai coordinatori dei catechisti parrocchiali presenti alla riunione cui tutte le parrocchie erano state invitate.
Al momento della distribuzione, abbiamo suggerito di farne oggetto di riflessione con tutti i catechisti insieme ai parroci nelle varie parrocchie, per proporre aggiunte, modifiche, per fare obiezioni e segnalare quanto già si sta facendo. Passata la Pasqua, periodo particolarmente impegnativo per i parroci e per quanti sono coinvolti nelle attività con i ragazzi, siamo fiduciosi – come Ufficio Catechistico – che qualche risposta, suggerimento, osservazione ci arrivi, nella convinzione che mettendo insieme le idee e collaborando si possono realizzare cose belle.
E' ormai evidente e urgente la necessità di impostare la programmazione non per “attività” ma per “obiettivi”. Questa, forse, non è cosa facile. Ma è fondamentale avere chiaro dove vogliamo arrivare, individuando gli obiettivi che favoriscono il raggiungimento della meta che ci siamo dati.   Ciò faciliterebbe, tra l'altro, una verifica, fatta in tempo, dell'attività svolta per eventuali cambiamenti, aggiustamenti da porre, qualora ci si renda conto che gli obiettivi non sono stati raggiunti.
Qualcuno può non condividere questo modo di procedere. È vero che non siamo un'azienda, è vero che la fede è dono del Signore, che la vita cristiana è frutto dello Spirito Santo. Ma darsi una meta, porsi degli obiettivi, non esclude le attività con i ragazzi, lo stare con loro cercando di partire dalle loro domande e dai loro bisogni, ma, piuttosto, le inserisce in un cammino più efficace per la loro vita di fede.
Del resto, se il livello della vita cristiana è sempre più in diminuzione, non sarà perché lo Spirito Santo non sa più fare il suo lavoro. Forse è necessaria quella “conversione pastorale” cui sempre più frequentemente ci richiama il Magistero della Chiesa.
Per l'Ufficio Catechistico
don Antonio
(1 - continua)