Ho letto che l'educazione alla
vita cristiana è come una scala a pioli. Se mancano dei pioli, soprattutto i
primi, la scala è inservibile.
Per questo è urgente riflettere
sull'attività programmata per l'iniziazione alla vita di fede.
Nella pastorale tradizionale si
riscontrano vuoti o interruzioni che non permettono di pensare a un cammino
continuo fino alla maturità di fede. Per
esempio dal Battesimo alla prima elementare, per la gran parte dei
bimbi, non c'è un' attività di formazione alla vita di fede molto
convincente.
Poniamo una buona attenzione agli anni così detti “dei sacramenti” lasciando gli altri anni alla buona volontà dei catechisti.
Poniamo una buona attenzione agli anni così detti “dei sacramenti” lasciando gli altri anni alla buona volontà dei catechisti.
È inutile dire che in questo modo
l'educazione cristiana risulta molto frammentaria. Spesso senza efficacia.
Questa modalità di intervento
poteva andare più che bene al tempo in cui quasi tutte le famiglie uscivano di
casa solo per andare verso la chiesa. Ma i tempi nuovi ci presentano tante
difficoltà e molto diverse. La crisi della famiglia è sotto gli occhi di tutti.
Non solo per la sua precaria stabilità, ma per la sempre più crescente
necessità di porre l'attenzione a provvedere ai mezzi materiali. Molti genitori
“non hanno tempo” per occuparsi dell'educazione religiosa, altri non si sentono
in grado di farlo oppure non lo ritengono necessario.
Così, quando i bambini vengono
accompagnati in parrocchia per iniziare il cammino, hanno una preparazione
assai diversa tra di loro. Alcuni conoscono gli elementi fondamentali della
fede, altri sembrano del tutto spaesati o addirittura “piccoli atei” come si è
espresso, tempo fa, mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini.
Il documento “Incontriamo
Gesù”, orientamenti per l'annuncio e la catechesi in Italia, offre alcune
sollecitazioni che qui riportiamo.
“L’educazione
– o formazione – permanente della fede ha carattere biblico, liturgico,
caritativo, spirituale. Coltiva l’approfondimento della dottrina sociale della
Chiesa. Suppone sempre la catechesi di iniziazione”. (IG n. 23).
“«Per iniziazione
cristiana, in generale, si può intendere il processo globale
attraverso il quale si diventa cristiani. Si tratta di un cammino diffuso nel
tempo e scandito dall’ascolto della Parola di Dio, dalla celebrazione dei
Sacramenti di Dio, dall’esercizio di carità e dalla testimonianza dei discepoli
del Signore attraverso il quale il credente compie un apprendistato globale
della vita cristiana, si impegna a vivere come figlio di Dio, ed è assimilato,
con il Battesimo, la Confermazione e l’Eucarestia, al mistero pasquale di
Cristo nella Chiesa».
La trama dell’iniziazione cristiana è quindi intessuta da quattro
esperienze vitalmente connesse: la
catechesi, che introduce ad una conoscenza organica del messaggio cristiano
e alla fede in Cristo; riti e
celebrazioni, che scandiscono e arricchiscono il cammino spirituale; esercizi ascetici e penitenziali, che
sostengono la conversione del nuovo credente e lo aiutano ad esercitarsi nella
vita cristiana, soprattutto nella carità; l’accompagnamento
materno della comunità, che accoglie il nuovo credente, lo sostiene e lo
introduce progressivamente nella propria vita comunitaria.
In questo orizzonte va sottolineata la centralità dell’assemblea
domenicale, espressione dell’ordinarietà della vita comunitaria e della
dimensione essenziale dell’Eucaristia”
(IG n. 49).
Come si vede, gli ultimi “Orientamenti” pubblicati dalla Conferenza
Episcopale Italiana prevedono un “processo globale” con un inizio e una
conclusione che abbia come meta finale il raggiungimento della mentalità
cristiana.
Per questa ragione la bozza di progetto che l'Ufficio Catechistico
Diocesano ha diffuso per la riflessione da parte delle comunità parrocchiali,
prevede un itinerario che prendendo le mosse dalla celebrazione del Battesimo,
porti alla solenne professione di fede prevista per i giovani diciottenni.
Per
l'Ufficio Catechistico
don Antonio