METE E OBIETTIVI: chi sono costoro?

Da Il PICCOLO Faenza - il settimanale di informazione e cultura della Diocesi di Faenza-Modigliana - n. 18 del 15 maggio 2015
Nella prima riflessione pubblicata nel Piccolo del 30 aprile scorso, c'era un'affermazione che vale la pena riprendere. Si diceva: «E' ormai evidente e urgente la necessità di impostare la programmazione non per “attività” ma per “obiettivi”».
Programmare per attività significa mettersi attorno a un tavolo e chiedersi: “cosa possiamo fare?”. Coloro che hanno molta fantasia, sono i più facilitati a rispondere alla domanda. Si predispone un elenco di attività che possano piacere ai ragazzi e rientrino nelle esperienze consolidate degli educatori, poi ci si impegna a realizzarle. Alla fine si può dire: «Abbiamo fatto molte cose!»
Programmare per obiettivi, invece, significa mettersi attorno a un tavolo e chiedersi: “dove vogliamo arrivare?”, “tenendo conto della situazione del gruppo, quale passo avanti possiamo proporci?”. Solo dopo si pensa ai contenuti e alle attività utili per raggiungere il traguardo che abbiamo individuato.

A questo punto posso tentare di dare un significato concreto a questi vocaboli: meta, finalità, obiettivo.

La “META”, già lo dice la parola, è il traguardo finale che si vuole raggiungere. Nell'attività pastorale potrebbe essere diventare “adulti nella fede”. «Adulto nella fede è chi ha incontrato Gesù Cristo, Colui che dà origine alla fede e la porta a compimento (Eb 12,2). In Lui è la piena rivelazione del volto del Padre e la comunione con il Suo Spirito. Il dono di questa esperienza rende il fedele capace di vivere ed esprimere personalmente la sua vita nella fede e lo inserisce nella comunità cristiana. Solo chi fa esperienza di Dio in Gesù Cristo può definirsi credente e credibile perché capace di vivere e generare valori cristiani e modelli evangelici di vita buona. Il cristianesimo si «racconta» e si testimonia con uno stile di vita coerente. La maturità nella fede va considerata una meta dinamica. Le scienze dell’uomo pensano la condizione adulta di vita come «progetto» e «processo» che impegna tutto il corso della vita. La maturità cristiana si configura più come un percorso di ricerca, orientato dalla fede, che come una traguardo conseguito in forma definitiva. In tal senso si parla di una maturità di fede relativa alle varie età. Il RdC n. 38 la individua nell’integrazione tra fede e vita e nella cosiddetta mentalità di fede […].» (Cf. Orientamenti, nn. 24, 51, 66, 76).

La “FINALITÀ” indica il risultato che si vuole raggiungere attraverso una determinata attività in un tempo lungo. Può aver bisogno di una scaletta di diversi obiettivi. Per esempio la finalità generale della pastorale, come si esprime la Sacrosanctum Concilium,  viene indicata in questo modo: «Il lavoro apostolico, infatti, è ordinato a che tutti, diventati figli di Dio mediante la fede e il battesimo, si riuniscano in assemblea, lodino Dio nella Chiesa, prendano parte al sacrificio e alla mensa del Signore» (SC 10). Questa finalità riguarda tutte le attività che la comunità parrocchiale organizza: feste, gite, oratorio, attività ludiche e sportive, catechismo, ecc...

Gli “OBIETTIVI” hanno a che fare con ognuna di queste attività. Sono come i gradini di una scala che salendo pian piano, portano al piano superiore. Per esempio il “piano superiore” dell'educazione alla vita di fede secondo il Documento di Base della Catechesi in Italia è così indicato: «... Educare al pensiero di Cristo, a vedere la storia come Lui, a giudicare la vita come Lui, a scegliere e ad amare come Lui, a sperare come insegna Lui, a vivere in Lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. In una parola, nutrire e guidare la mentalità di fede: questa è la missione fondamentale di chi fa catechesi a nome della Chiesa.
In modo vario, ma sempre organico, tale missione riguarda unitariamente tutta la vita del cristiano: la conoscenza sempre più profonda e personale della sua fede; la sua appartenenza a Cristo nella Chiesa; la sua apertura agli altri; il suo comportamento nella vita» (RdC 38).
Questa ultima affermazione in realtà indica gli obiettivi necessari per raggiungere il “piano superiore“ del percorso di educazione alla vita di fede.

Nel prossimo numero proveremo a vedere in modo più puntuale quali sono questi obiettivi e da dove si parte. Parleremo anche di come l'Ufficio Catechistico è chiamato a proporre un progetto diocesano che individui itinerari possibili di catechesi e che desidereremmo fosse il più possibile condiviso, tale da facilitare la collaborazione tra parrocchie preservando la comunione della Chiesa.
Per l'Ufficio Catechistico
don Antonio
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